Mi sembra onesto da parte mia iniziare subito la recensione con una confessione sincera: a me Once Upon a Time non era mancato per niente.
Anzi, ammetto senza vergognarmene nemmeno un po’ che mi sono del tutto dimenticata di aprire il mio fidato Torrent e mettere in download l’episodio.
Posto rimedio al lapsus, immaginate l’incommensurabile gioia che mi ha pervasa nel riprendere in mano la 7B con il suo bastimento carico di debolezza narrativa, scopiazzo mal riuscito di quanto già visto in precedenza, torpore, noia, lagne e protagonisti soporiferi.
Ogni storia ha un suo finale, e così sarà anche per Once Upon a Time.
Un finale che ha però tutto il sentore di presentarsi come la ciliegina finale sopra una torta impastata da delusioni, pessime scelte in fatto di casting, apatie, storyline piatte e scialbe, in perfetta coerenza con una settima stagione di cui nessuno sentiva il bisogno.
Peccato. Davvero.
Perché molto spesso la decisione di continuare a spremere come un limone una serie che non ha più molto da raccontare rischia spesso di andare a vanificare tutto l’ottimo lavoro fatto in passato, sporcando per sempre, con un pessimo ricordo, quanto si è amato per sei lunghi anni.
A Taste of the Heights pone di nuovo il focus su Sabine/Tiana, dopo Greenbacks e finalmente riusciamo a dare un volto anche al principe Naveen che, nonostante non brilli per ingegno, furbizia e scaltrezza, almeno è piacente, prestante e in abiti finto-medievaleggianti fa davvero un’ottima figura.
La chimica tra i due personaggi è migliore di quella che (non) c’è tra quel babbeo di Henry e quella lagnosa di Cinderella, e ancora una volta ci troviamo ad essere più interessati alle vicende e alle storyline dei personaggi di contorno piuttosto che a quelle dei protagonisti. Non si parla di certo di shipping indiavolato, come quello che scattò al primo sguardo tra Hook ed Emma Swan, ma sicuramente il caratterino battagliero di lei e gli occhi a triglia innamorata di lui ci procurano un biglietto di terza classe per salire al bordo della loro ship.
Messa per il momento in disparte Gothel e i suoi dread, a piantare grane questa volta ci pensa il Dottor Facilier, tornato giusto per rovinare l’incoronazione della bella principessa e metterla alla prova. Ovviamente l’obiettivo non è quello di dimostrare il proprio coraggio, il proprio valore o il semplice guadagnarsi il titolo di eroe di turno, ma piuttosto lo scopo mira al puro e semplice tornaconto del nostro villain, che, in tal caso, assume le sembianze di un ferro vecchio ingoiato da un temibile coccodrillo.
Il sapore del già visto è ancora in bocca, ma almeno l’intera faccenda è riuscita a far smuovere nell’animo un briciolo di curiosità circa le misteriose sorti dello spavaldo Naveen, dissoltosi per mano di Facilier in una nuvola di fumo.
Nella vita reale l’irritante Lucy si è ripresa subito e molto bene dal periodo di coma vegetativo. Onestamente avevo sperato che ci restasse ancora a lungo, dal momento che preferivo molto di più vedere girovagare per Hyperion Heights la compianta Lady Tremaine che la marmocchia petulante e saccente.
Di norma lo spettatore dovrebbe tifare per la protagonista o l’eroe della situazione, sperare con tutto il cuore che arrivi indenne fino alla fine della stagione e coroni il suo sogno d’amore, invece Lucy è in grado di scatenarmi un prurito alle mani tremendo, tanto da farmi desiderare di poter entrare nello schermo del computer e, come Samara di The Ring ma in reverse, schiaffeggiarla prepotentemente senza alcuna pietà.
Non ho ben capito se ciò è dovuto al fatto che Alison Fernadez fa troppe smorfie ogni volta che ha una battuta esasperando all’inverosimile la sua pessima capacità recitativa, o perché interpreta la figlia di quell’accrocchio di lagne e lamenti di Cinderella e quindi, per coerenza, mi dà anche lei l’urto di nervi, fatto sta che questo personaggio è simpatico come un dito in un occhio, confermando quindi che ha ereditato molto più dalla madre che dal padre.
Non contenta di stare sempre in mezzo ai piedi, tenta in ogni modo di far riunire e pomiciare i suoi genitori così da spezzare la nuova maledizione. Henry e Jacinta a malapena si tollerano da soli, ma quando hanno scene insieme raggiungono il vertice più alto dello stucchevole e della lagnosità. A ciò deve aggiungersi poi una chimica tra i due personaggi così debole da non far venir per niente voglia di salire sulla loro scialuppa dell’One True Love. Scampiamo al quasi bacio solo perché quel babbeo di Henry morirà se la maledizione verrà spezzata.
Torniamo di nuovo al punto di partenza, con ora una prevedibilissima piccola piattola che si metterà all’opera per cercare un incantesimo, una pozione, uno stratagemma per riavere insieme la sua famiglia senza che papà Henry tiri le cuoia.
Lo sentite il sapore del già visto, della minestra riscaldata?
Anche io.
Hook e Gold continuano ad investigare sui alcuni strani decessi che hanno colpito alcuni membri della Congrega. Chi c’è dietro tutto questo ancora non si sa.
Forse Facilier, forse la stessa Gothel. Forse un altro villain buttato dentro il calderone.
Bah.
La cucina mobile che Sabine è riuscita ad organizzare per le sue leccornie assomiglia vagamente al furgoncino di Righetto, il rosticciere tipico delle fiere di paese che vende panini con la porchetta o con le fettine panate, di quelli che puoi trovare anche all’uscita della discoteca il sabato sera se per caso alle quattro del mattino ti sale un languore.
Ovviamente anche nella vita reale la sfiga la perseguita e stavolta ha le sembianze di un mancato permesso per la sicurezza alimentare. Dietro il misfatto c’è un prevedibilissimo Facilier che usa il povero Drew/Naveen come mezzo per seminare guai.
Cosa abbia in mente, cosa voglia fare e se è in combutta con la Congrega di Megere ancora non ci è dato saperlo.
Ma senza dubbio non avremmo mai voluto vederlo slinguarsi appassionatamente con la nostra Regina.
Ew.
Sento già risalire il reflusso gastro-esofageo.
Sperando di non assistere MAI PIÙ a una roba del genere, stringiamo i denti e resistiamo.
Mancano ancora 10 episodi prima dell’and they lived happily ever after e forse peggio di così non possono andare le cose.
O forse sì?